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“So, this is my life. And I want you to know that I am both happy and sad and I'm still trying to figure out how that could be.” ― Stephen Chbosky
We must not expect happiness. It is not something we deserve. When life goes well, it is a sudden gift; it cannot last forever.
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8.01.2012

Non essere amati è una sofferenza grande,

però non la più grande.
La più grande è non essere amati più. Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come uan caramella cattiva.
Colpevole di qualcosa di indefinito.

M. Gramellini

5.22.2011

Cattivi Esempi

Il presidente del colosso dell’energia crollato in Borsa dopo il disastro di Fukushima ha convocato una conferenza stampa per chiedere scusa ai giapponesi. Si è prodotto nel classico inchino e ha lasciato la poltrona per sempre, senza pretendere neppure una busta-paga d’addio. Anche il primo ministro ha rinunciato al suo stipendio fino a quando l’emergenza nucleare non sarà superata. Si tratta di reazioni emotive, tipiche dei Paesi meno evoluti. Da noi, per dire, non potrebbero verificarsi. Il capo di un’azienda sull’orlo del fallimento convocherebbe una conferenza stampa per insultare chiunque osasse muovergli una critica. Si atteggerebbe a vittima di un complotto, a capro espiatorio, a benefattore incompreso dell’umanità. Infine si degnerebbe di rassegnare le dimissioni, ma solo dopo aver trattato con il suo successore una liquidazione miliardaria.

Proprio l’aspetto economico, se vogliamo il più prosaico, è quello che alimenta le mie perplessità di cittadino poco evoluto. Non metto in dubbio che l’aggressività, il vittimismo e la maleducazione siano i requisiti del vero leader. Stento invece a cogliere il nesso fra i risultati fallimentari e i riconoscimenti in denaro, specie quando i soldi appartengono ai contribuenti. Non dico di abbassarci al livello del Giappone. Ma (l’esempio, sia chiaro, è puramente ipotetico) se un programma della tv di Stato venisse chiuso per mancanza di pubblico dopo appena una puntata, non sarebbe un comportamento fin troppo evoluto versare egualmente al protagonista del programma la cifra pattuita di un milione di euro?

Gramellini
Buongiorno

1.23.2010

La cura del bullo

Sul Lago di Garda abita una ragazza dello Sri Lanka, venuta in Italia per guadagnare i seimila euro che servono a pagare le cure del fratellino malato di tumore. Lavando i pavimenti di giorno, facendo la badante di notte, e risparmiando ferocemente su tutto, giorno e notte, in un anno la ragazza riesce a mettere da parte la cifra agognata. Si accinge a mandare il vaglia a casa, ma non resiste alla tentazione di telefonare alla mamma per anticiparle la grande notizia. Entra in una cabina (la ragazza non ha il telefonino), tenendo a tracolla la borsa con i seimila euro. Quando quattro ragazzetti gliela strappano, lei lancia un urlo nella cornetta e la madre, dall’altra parte del mondo, vive il suo dramma in diretta.

I carabinieri identificano subito i rapinatori: li conoscono già. Sono adolescenti della zona, molto ricchi e molto annoiati, che cercano di scuotere l’abulia delle proprie esistenze con gesti che procurino scariche violente di adrenalina: per esempio rubare soldi a chi ne ha bisogno per andarli a spendere in cose di cui loro non hanno alcun bisogno. Vengono acciuffati mentre stanno finendo di dilapidare il bottino in un negozio di oggetti griffati. Lo scontro fra bene e male è così lampante che per mettere tutto a tacere, anche la coscienza, i genitori dei bulletti rifondono i seimila euro. «Sono i nostri figli, cosa possiamo fare?», si giustificano. Un’idea l’avrei. Vivere come la ragazza per un anno: lavando i pavimenti di giorno, facendo i badanti di notte, e risparmiando ferocemente su tutto, giorno e notte. Magari funziona.

12.18.2009

L'imbarazzato

Salve, faccio parte della tribù quasi estinta degli Imbarazzati. Il tipico asociale che sul treno, appena il telefono comincia a vibrare, si alza di scatto ed esce in corridoio a biascicar parole a mezz’asta. Poi rientro nello scompartimento per ascoltare le conversazioni degli altri. Conversazioni squillanti e istruttive, concluse dalla nuova formula di congedo vagamente cinese: «cia-ciao». Apprendo dalla viva voce della signora accanto al finestrino che sua figlia è stata respinta a un esame per aver copiato il compito sbagliato: succede. Apprendo dalla vicina di posto che sua sorella ha problemi di dissenteria, e la cosa mi addolora, anche perché starei mangiando un panino. Apprendo che la moglie del mio dirimpettaio si è scordata di fare la spesa e la grave mancanza innesca un litigio coniugale sui massimi sistemi, tale da comportare una interruzione momentanea delle comunicazioni. Lei richiama, lui lascia trillare a lungo (ha la suoneria dei «tre piccoli porcellin», lo giuro) e infine risponde. Pace fatta, per la soddisfazione di tutti i passeggeri. Il mio telefono torna proditoriamente a vibrare e scappo in corridoio. «Perché va fuori a parlare?», commentano alle mie spalle. «Non vorrà che ascoltiamo quel che dice».

Sì, lo ammetto, anche quello. Però non solo quello. C’è il timore di infastidire il prossimo e - si potrà dire? - un po’ di vergogna: cascami di maleducazione familiare che purtroppo trent’anni di tv-verità non sono ancora riusciti a debellare. Questo vorrei rispondere al signore dei tre piccoli porcellin. Ma quando rientro nello scompartimento sta urlando al telefono.

11.05.2009

Il bello della democrazia

Quelli che seguono sono brani di interviste agli esclusi del Grande Fratello 10, riuniti in un video della Gialappa’s che impazza su YouTube.

Progetti per il futuro? «Vorrei aprirmi una serie di locali, stare nell’ambito del commercialismo». Personaggi storici preferiti? «A me mi piace Bud Spencer e Terence Hill».

La tua passione? «Di solito faccio viaggi incontinentali. Messico, questi viaggi qua». Se fossi un personaggio storico, chi vorresti essere? «Maldini».

Il tuo motto? «Otto?» Motto. «Morto?». Motto! «Ah, motto. Il mio motto? Normale, come sempre».

Sai chi è il presidente francese? «No. Saccio solo quello italiano. Berlusconi». Sì, ma il presidente della Repubblica chi è? «C’è Berlusconi che è il presidente della Repubblica. Poi c’è il presidente del Consiglio che è Carlo Azeglio Ciampi».

Chi è il presidente della Repubblica Italiana? «Piersilvio Berlusconi». Silvio o Piersilvio? «No, Piersilvio».

Cosa porteresti in un’isola deserta? «I profilattici». In un’isola deserta? «Sì, e poi la compagnia che posso dare agli altri».

Che mestiere fai? «Il barrista». Con quante erre? «Due». Qual è la tua passione? «Faccio bodibidink: sollevo anche sessanta pesi».

Il viaggio più interessante? «L’ondra». Come si scrive in inglese? «L - apostrofo - ONDHON».

Se questi sono gli esclusi, non oso immaginare quelli che hanno preso.


10.04.2009

Michelle ma belle


Piccolo test psico-attitudinale per conoscere il vostro profilo politico. Che effetto vi fa questa foto scattata al G20 di Pittsburgh e tesa a immortalare l’incontro fra il premier di una nazione del Sud Europa e la moglie del presidente degli Stati Uniti?

a)Vergogna. Possibile che, su venti capi di governo che si attengono al cerimoniale senza tante smancerie, l’unico a doversi distinguere sia sempre lui? b) Allegria. Per fortuna che, su venti capi di governo che si attengono al cerimoniale senza un briciolo di estro, ce n'è almeno uno che non sembra un invertebrato. c) Imbarazzo. Perché dobbiamo ancora esportare la macchietta del cumenda milanese del secolo scorso, quello che appena vede una donna comincia a storcere la bocca e le mani? d) Davvero pittoresco, questo nonnino col cerone sulla faccia. E poi è così galante. e)Che fa, ci prova pure con lei? Se avete risposto a) siete anti-italiani, b) siete berlusconiani, c) siete quel che siete e forse lo avete anche votato, per mancanza di alternative, d) siete Michelle Obama, e) siete Barack Obama.

Gramellini

9.12.2009

Pelo e contropelo

Obama mi piace quando va in Africa e dice agli africani: io sto con voi, però smettetela di lamentarvi, perché la corruzione che vi rende poveri è roba vostra, non arriva da fuori. Mi piace quando parla agli studenti e non li adula con promesse da omino di burro, ma spiega loro che per avere successo nella vita dovranno applicarsi e studiare. Sembrano banalità, ma evidentemente solo l’uomo-simbolo del perbenismo contemporaneo può permettersi di dirle senza passare per reazionario. Qualsiasi altro politico, e in Italia ne abbiamo una collezione, non ha il coraggio di fare il contropelo al suo uditorio. Glielo liscia, quel pelo, finché non diventa abbastanza lucido da garantirgli una crescita nei sondaggi. Mai sentito un onorevole affermare davanti a una platea siciliana che la mafia è siciliana. Macché: la mafia sta a Roma, a New York, a Bogotà, ovunque, ma non lì: è un prodotto di importazione.

Qualcuno lo ha addirittura teorizzato: bisogna essere concavi con chi è convesso e convessi con chi è concavo. E i nostri tribuni sono proprio così: operaisti con gli operai e padronali con i padroni, vegetariani fra le pannocchie e carnivori fra i leoni. La loro psicologia non si ispira al manuale del leader, ma a quello del venditore. Gli elettori non sono persone da responsabilizzare, ma clienti da intontire. Dicendo loro che la colpa di quanto li angustia è sempre altrove. D’altronde i clienti questo reclamano: un capro espiatorio contro cui sfogare la propria impotenza, pronti poi a chinare il capo dinanzi a chi glielo ha offerto, considerandolo il minore dei mali.

8.22.2009

La nonna in nero

In questa crisi economica esiste una variabile poco considerata dagli esperti: i nonni. Sono loro gli elargitori inesausti dei tre beni che latitano di più: amore, tempo, denaro. Sì, denaro. Il crollo delle «paghette» infantili è uno degli effetti meno denunciati ma più profondi dell’impoverimento collettivo, anche perché si abbatte su una fascia della popolazione che negli ultimi decenni aveva goduto di un benessere ininterrotto e crescente, sovvenzionato dai familiari con generosità talvolta eccessiva. Ma era inevitabile che i genitori, dopo aver tirato la cinghia in proprio, cominciassero a stringere quella della prole. A Parigi hanno pubblicato uno studio che rivela i numeri del declino: la paghetta media del ragazzino francese è scesa a 20 euro al mese, se maschio, e a 17 se femmina, essendo le pari opportunità un artificio retorico che si tende a rinnegare fin dall’infanzia.

Su questo quadro fosco di ristrettezze si staglia un salvagente brizzolato: i nonni. Tocca a loro rimpinguare le entrate dei nipoti, e a farlo di nascosto, addestrandoli fin da piccoli alla pratica dei guadagni non dichiarati. Il vero dramma è che in un’epoca di lavori precari e sottopagati la funzione supplente esercitata dai nonni non si placa col raggiungimento della laurea o della maggiore età, ma prosegue teoricamente all’infinito, essendo la vita dei nonni sempre più lunga e le possibilità di sistemarsi dei giovani sempre più rare. Il risultato è una società in cui i nonni mantengono i nipoti con i risparmi che pensavano di lasciare in eredità ai figli.

11.29.2008

Le vera cura

Spero di non sconvolgere nessuno rivelando che «La cura» di Franco Battiato, giustamente considerata da tutti (anche da Celentano che l’ha appena inserita nel suo nuovo album) una delle più belle canzoni d’amore di ogni epoca, è dedicata a una persona che ciascuno di noi conosce o crede di conoscere piuttosto bene. Non esiste donna che, ascoltando i versi di quel capolavoro, non abbia sognato di incontrare un amante che, invece di parlarle affannosamente dei propri problemi, le sussurrasse protettivo all’orecchio: «Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale e io avrò cura di te». In effetti la canzone contiene una serie di promesse da far impallidire dieci campagne elettorali. Oltre a una serie di doni non irrilevanti che il protagonista si offre di portare in dote - il silenzio, la pazienza, le leggi del mondo - alla fortunata destinataria viene assicurato un servizio di pronto soccorso sui seguenti temi: paure, ipocondrie, turbamenti, ingiustizie, inganni, fallimenti, ossessioni, malattie e lotta all’invecchiamento. C’è da far innamorare di Battiato persino Berlusconi. Ma la verità, e magari per qualcuno sarà una sorpresa, è che in questa canzone l’artista catanese non si rivolge a una donna o a un altro essere umano, ma a colei a cui probabilmente già pensava Leonardo quando disegnò la Gioconda: la parte nascosta di se stesso. Perché solo chi riesce ad amarsi nel profondo, «superando le correnti gravitazionali», avrà poi la forza di scacciare l’egoismo e di amare veramente il suo prossimo.


Massimo Gramellini, LaStampa

11.04.2008

Se vince il Nero

Se vince il Nero, la crisi finirà. Se vince il Nero, ci sarà sempre il sole e comunque la pioggia cadrà più lieve. Se vince il Nero, la Gelmini ritirerà il decreto e sposerà un maestro veramente unico, Colaninno comprerà la Lufthansa, i banchieri pagheranno i mutui dei clienti, e gli arbitri convalideranno i gol del Toro. Se vince il Nero, Sabina Guzzanti ricomincerà a far ridere, ma soltanto in inglese, e Carla Bruni affitterà una mansarda accanto alla Casa Bianca, casomai. Se vince il Nero, i deboli di stomaco digeriranno anche il soffritto e i divorziati si metteranno di nuovo insieme. Se vince il Nero, ogni impresa diventerà possibile, persino prendere un treno regionale in orario. Se vince il Nero, gli automobilisti in coda manderanno baci dai finestrini, i petrolieri faranno la raccolta differenziata e le modelle smetteranno di tenere il broncio nelle sfilate. Se vince il Nero, i ghiacciai ghiacceranno, i buchi dell’ozono si tapperanno e l’effetto-serra cambierà vocale, diventando affettuoso.

Se vince il Nero, non accadrà nulla di tutto questo, lo so. Eppure, se vince il Nero, sarà come per lo sbarco sulla Luna: le vite degli uomini resteranno ferme, ma l’umanità avrà compiuto un passo avanti. Se poi il Nero si rivelerà all’altezza della sua bella faccia, a cui ognuno impresta le proprie speranze, e sarà costretto dalle aspettative degli altri a trasformarsi nel primo statista del secolo, allora avremo vinto tutti davvero. Sempre che vinca, il Nero.


Gramellini, La Stampa

10.18.2008

"Che cosa sarebbe l'umanità, signore, senza la donna?...

...Sarebbe scarsa, signore, terribilmente scarsa. (Mark Twain)"

La signora Bach (e suo marito)
Un direttore d’orchestra australiano ha scoperto che alcune musiche attribuite a Johann Sebastian Bach furono composte in realtà dalla seconda moglie Magdalena. I melomani troveranno la notizia straordinaria, e lo è. Ma ancor più straordinario mi sembra ciò di cui la signora Bach riusciva a occuparsi nel tempo libero: tutto, compresa la gestione di undici figli, di una casa e degli abiti, strumenti e spartiti del marito, il classico esemplare di maschio ossessivo che sa fare benissimo una cosa sola e delega il resto alla sua trafelata metà.

Poiché la storia è scritta dai vincitori e per qualche millennio i vincitori siamo stati noi, sui libri di musica Bach è un genio immortale e la moglie una perfetta sconosciuta. Adesso dovremmo fare finta di sorprenderci che il genio fosse in coabitazione e che l’osmosi in cui vivono le coppie meglio assortite abbia partorito, oltre a una nidiata di infanti, anche le arie più amate dall’umanità. Ebbene, non sono sorpreso. Come non ho mai creduto alla frase: dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, Non dietro: dentro. Soltanto quando diventano una cosa sola l’uomo e la donna riescono a creare, nella carne come nell’arte. Anche se i meriti, almeno nell’arte, se li prende poi uno, e finora quell’uno è stato quasi sempre il maschio. Se i biografi di Bach volessero davvero sorprendermi, dovrebbero scoprire che lui ogni tanto le preparava da mangiare.

Gramellini, La Stampa