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“So, this is my life. And I want you to know that I am both happy and sad and I'm still trying to figure out how that could be.” ― Stephen Chbosky
We must not expect happiness. It is not something we deserve. When life goes well, it is a sudden gift; it cannot last forever.
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8.14.2010

Una sirena fuor d'acqua


Aquamarine è una commedia fantasy adolescenziale del 2006, con protagonisti la cantante JoJo, Emma Roberts e Sara Paxton. Il film è stato distribuito nel 2006 ed è vagamente basato sul libro per bambini "Aquamarine" di Alice Hoffman, e diretto da Elizabeth Allen in Australia e negli Stati Uniti.

Hayley e Claire sono due ragazzine di dodici anni che adorano frequentare una spiaggia vicino casa loro, il "Capri Beach Club", perennemente in bolletta, e sul punto di chiudere. Alla fine dell'estate dovranno separarsi perché la madre di Hailey dovrà trasferirsi in Australia. In seguito ad un violento temporale, le ragazze rinvengono nella piscina diverse creature marine, fra le quali una bellissima sirena, Aquamarine, fuggita dal padre, che la voleva vedere sposata con un suo simile. Aquamarine deve dimostrare entro tre giorni al padre che il vero amore esiste, riuscendo a far innamorare di se un giovane umano, Raymond (Jake McDorman), il bagnino della piccola spiaggetta. Le due ragazze decidono di prendere a cuore il compito della sirena; d'altra parte chi aiuta una sirena può esprimere un desiderio. E quindi decidono di aiutarla a conquistare il giovane Raymond, che però sembra avere occhi solo per la ricca e viziata Cecilia, la figlia del presentatore del meteo. Una sera Acquamarine si incontra ad una festa con Raymond e lei si innamora, ma al tramonto lei scappa in un serbatoio d'acqua, e Cecilia con le sue amiche la inseguono e aspettano lì ore e ore ma nulla, così Cecilia, decide di salire sul serbatoio, salita, e nel frattempo le sue amiche annoiate scappano. Cecilia apre la porta dell'entrata e con una luce vede una sirena così corre all'automobile che non c'è più ed è costretta a riandare alla festa a piedi, dove incontra le sue amiche un po' ubriache, e dice loro di aver visto una sirena ma loro non ci credono. Così il mattino dopo lei inventa la scusa al padre di essere era andata a correre ed ha sentito una ragazza intrappolata nel serbatoio cosi il padre decide di andare a vedere; ma Acquamarine nel frattempo scappa. Nel frattempo Claire e Hailey si diriggono al serbatoio sentendo la notizia al telegiornale e si accorgono che acquamarine è scappata così cercano di trovarla e vanno al molo dove acquamarine aveva dato appuntamento a Raymond perché lui le dicesse quali sono i suoi veri sentimenti per lei. Purtroppo conoscendola solo da qualche giorno lui ammette di non amarla ancora e così il padre di Acquamarine provoca una tempesta nella quale viene spinta da Cecilia per gelosia. Così Claire e Hailey si tuffano in mare con la speranza di salvarla e dimostrano al padre di acqua che l'amore esiste. Nel frattempo arriva Raymond con la tavola da surf che chiede un'appuntamento ad Acquamarine. Le due ragazze poi tornano a casa contente per il fatto di avere ancora il desiderio col quale, anche se non possono stare insieme, possono incontrarsi in Australia.

4.06.2010

Fiori d'Acciao



Fiori d'acciaio (Steel Magnolias) è un film del 1989 diretto da Herbert Ross.

A Chinquapin, una cittadina della Louisiana, in un salone di bellezza si incontrano in varie occasioni la signora M'Lynn Eatenton, la figlia di lei Shelby (che sta per sposarsi con l'amato Jackson Latcherie), l'anziana e litigiosa Ousier Boudreaux (che di mariti ne ha avuti due e ora adora la propria libertà), Clairee Belcker (bizzarra, ma sempre ottimista e gaia), nonché la parrucchiera di tutto il gruppo (la spregiudicata Truvy Jones) che alle sue dipendenze ha assunto una giovane occhialuta Annelle Dupuy Desoto, recentemente abbandonata dal marito e rimasta senza denaro. Sul matrimonio di Shelby si addensano le preoccupazioni di sua madre perché Shelby vuole un figlio, malgrado sia gravemente affetta da diabete. Dopo la nascita di un bambino vispo e sano, poiché si impone un trapianto di rene per Shelby la signora Eatenton fa ben volentieri da donatrice alla figlia la quale, malgrado il soddisfacente esito chirurgico, dopo alcuni mesi muore. Nel dolore e nello sconvolgimento generale, le amiche sono tutte vicine alla madre disperata, che si pone infiniti "perché". Ma quelle donne sono davvero di acciaio e, malgrado differenze di carattere e spigolosità varie, sanno che la natura ha le proprie leggi e che la vita deve pur continuare. Della morte di Shelby restano intatti rimpianto e memoria. M'Lynn Eatenton si occupa con tutto l'amore possibile del biondo nipotino; la parrucchiera riceve in dono dal marito (per una volta fortunato nel proprio lavoro) un magnifico salone di bellezza, l'anziana Ouiser ritrova un vecchio ammiratore tornato nella cittadina e sempre a lei fedele; Annelle, sposatasi nel frattempo con un bravo ragazzo (Sammy), darà alla luce un bambino.


Il titolo originale Steel Magnolias fa riferimento ad un affettuoso modo di chiamare le forti donne del sud. La magnolia è un albero molto diffuso in Louisiana, Alabama, Mississippi e altri stati meridionali.

1.18.2010

Ma allora esiste!




11.07.2009

Memorie di una Geisha

Il cuore muore di morte lenta, perdendo ogni speranza come foglie, finché un giorno non ce ne sono più. Nessuna speranza. Non rimane nulla. Lei dipinge il viso per nascondere il viso, i suoi occhi sono acqua profonda. Non è per una geisha desiderare, non è per una geisha provare sentimenti. La geisha è un'artista del mondo che fluttua, danza, canta, intrattiene tutto quello che vorremmo. Il resto è ombra, il resto è segreto.


Memorie di una Geisha

Allora sono una mezza geisha, o in un' altra vita lo sono stata.
Non è per me desiderare nè provare sentimenti, perchè nel momento in cui mi lascio andare un pochettino ecco che arriva la batosta. Meglio vivere nel menefreghismo puro, vivere per sè stessi, far credere agli altri di essere interessati, proprio come una geisha: intrattenere, solo intrattenimento, non di più, il resto è oltre....così è nella mi vita, Solo una grande apparenza.
Essere geisha significava essere una donna libera. Da ciò deduco che è il sol modo per me di essere felice: libera e indipendente senza preoccuparmi dei sentimenti altrui ma solo dei miei....

9.16.2009

Rest in peace Patrick

The best scene of the movie




I've been meaning to tell you
I've got this feelin that won't subside
I look at you and I fantasize
You're mine tonight
Now I've got you in my sights

CHORUS:
With these hungry eyes
One look at you and I can't disguise
I've got hungry eyes
I feel the magic between you and I

I want to hold you so hear me out
I want to show you what love's all about
Darlin tonight
Now I've got you in my sights

CHORUS

Now I've got you in my sights
With these hungry eyes
Now did I take you by surprise
I need you to see
This love was meant to be

12.31.2008

Come un uragano

Adrienne Willis vive con i due figli in un'agiata condizione economica. Ciò che la turba è il comportamento del marito il quale, dopo averla lasciata, ora implora di poter ritornare. La donna decide allora di allontanarsi per un weekend per tenere in attività il bed & breakfast di un'amica sulle spiagge del Rodanthe. Ci sarà un unico ospite, il medico Paul Flanner. Mentre a casa il coniuge cerca di convincere i figli della 'cattiveria' della madre che rifiuta di perdonarlo, Adrienne si trova di fronte a un altro problema. Flanner, chirurgo estetico fagocitato dal suo lavoro, ha visto morire sul tavolo operatorio una paziente e ora vuole poter parlare con il marito e con il figlio. Adrienne e Paul avranno modo di conoscersi e di scoprire che c'è sempre una seconda possibilità nella vita.
Diane Lane e Richard Gere si ritrovano per la terza volta sullo schermo. Si incontrarono da giovani per Cotton Club si sono rivisti nel 2002 per Unfaithful. L'amore infedele e ora finiscono nuovamente l'una nelle braccia dell'altro grazie a un romanzo dell'esperto in love stories Nicholas Sparks. Che ci sia chimica tra i due lo si nota sin dalle prime battute di questo loro nuovo incontro cinematografico. Che questo sia un film old style fatto per andare incontro a un pubblico femminile desideroso di commuoversi al cinema e poi in televisione è poi altrettanto chiaro così come è chiaro che si tratta di una storia destinata a stroncature clamorose sul piano critico.
Non siamo però dello stesso avviso e proviamo a spiegare perché. Che ci sia un pubblico che desidera assistere all'incontro tra due persone che pensano di aver chiuso con i sentimenti e che vedono invece riaprirsi una speranza non ci sembra sia un peccato capitale da punire con il rogo delle pellicole (che, tra l'altro, non sono più infiammabili). Che tutte le retoriche del genere (musica al punto giusto, ritrosie e slanci, uragano alla Stephen King compreso) vengano applicate con professionismo non è un demerito. Manca, questo è vero, quel tocco alla Douglas Sirk che faceva sì che anche la storia più melodrammatica riuscisse a sottendere una tematica sociale (fosse il rapporto tra i sessi o quello tra le razze). Ma non siamo più negli Anni Cinquanta e i tabù che Sirk con talento scalfiva oggi sembrano essere tutti crollati. Alcuni però restano in piedi e giusto di uno di questi si prende cura Come un uragano: il sentimento dopo una certa età. Mentre il cinema nostrano si affanna a cercare nuove storie che compiacciano un pubblico adolescente sembra quasi una colpa raccontare una storia d'amore adulta che non sia fatta solo di sesso. Il sentimento può tradursi facilmente in sentimentalismo e in retorica ma non è questo il caso perché Lane e Gere riescono abilmente a superare anche quei passaggi di sceneggiatura che metterebbero altri in difficoltà. Lo fanno con la consapevolezza di chi sta portando sullo schermo, trasfigurandoli romanticamente, minuscoli frammenti di vita reale.


10.24.2008

Waaaaall.E


Wall-e è l'ultimo robot rimasto sulla terra dopo che gli umani l'hanno abbandonata perchè invasa dai rifiuti. Si sono dimenticati di spegnerlo e lui da 700 anni continua a fare quello per cui è stato costruito: comprimere e ammassare rifiuti. Non parla ma si fa capire molto bene a gesti e attraverso una gamma di suoni espressivi come faceva R2-D2 di Guerre Stellari. È un robot animato come un animale antropomorfo, un piccolo Charlot: operaio alienato che sogna un domani migliore guardando il cielo stellato. E quando dal cielo questo domani migliore arriva sotto forma di un altro robot, Eve, più moderno e programmato per cercare vita sulla Terra, Wall-e lo insegue sull'astronave madre. Lì, sempre come il vagabondo di Chaplin, sarà un portatore sano e inconsapevole di caos e anarchia assieme agli altri "devianti" della società cioè i robot difettosi, l'equivalente di quella famiglia di freak che erano i pesci da acquario con cui aveva a che fare Nemo.

Andrew Stanton torna a raccontare "un'odissea d'amore" dopo quello straordinario road movie acquatico che è stato Alla Ricerca di Nemo e lo fa sostituendo alla vastità dell'oceano la profondità dello spazio e alla forma del film on the road quella del cinema di fantascienza distopico. Ma Wall-e non è la solita celebrazione della riappropriazione da parte dell'uomo della sua umanità in un futuro dove la tecnologia ha vinto sullo spirito, al contrario è un film capace di commuovere anche solo con un abbraccio, che afferma la bellezza e il romanticismo della tecnologia attraverso alcune delle scene più semplici e disarmanti che il cinema abbia mai offerto.
Wall-e dunque è prima di tutto uno dei più rivoluzionari film di fantascienza mai visti (realizzato con un unico gigantesco punto di riferimento: 2001: Odissea nello spazio) nel quale il mondo delle macchine è a tutti gli effetti centrale. I robot non sono solo l'entità da combattere ma una società a sé: hanno una loro vita, loro sentimenti e valori propri (come il concetto di "direttiva"), i protagonisti di una trama autonoma rispetto a quella che coinvolge gli umani. Wall-e e Eve non combattono per salvare la razza umana, quello accade incidentalmente e secondariamente, combattono a fianco di altri robot buoni contro i robot cattivi prima di tutto per salvare se stessi e il loro amore, degli umani non gli importa.
Il nono lungometraggio della Pixar è l'ennesimo annuale capolavoro capace di cambiare definitivamente il modo in cui viene imitata la macchina da presa e le sue lenti nell'animazione computerizzata e come al solito ci mette di fronte al miglior cinema immaginabile oggi.
Un film che afferma con una forza che mai avevamo visto nei lungometraggi della società di Lasseter l'importanza e la centralità del racconto audiovisivo (e quindi del cinema) nel modo in cui conosciamo la realtà. Tutti i momenti chiave del film sono mediati dalla visione di un video (sia reale che di finzione): dalla conversione del capitano della nave, all'educazione sentimentale di Wall-e (attraverso la visione ripetuta di Hello, Dolly! di Gene Kelly), dalla scoperta dell'amore per Eve (in uno stupendo flashback visto in prima persona su monitor), fino all'inganno del capitano nei confronti del computer della nave (perpetrato con alcuni tipici trucchi cinematografici).

10.09.2008

El Amor a los tiempos del cólera





Un uomo e una donna - come nel migliore dei discorsi amorosi – si contendono la ricerca della felicità assoluta, a cavallo di un secolo, il Novecento, carico di promesse e di buoni presagi. Florentino Ariza (interpretato dall'ottimo Javier Bardem) è un telegrafista che trova nel volto di Fermina Daza (Giovanna Mezzogiorno) il senso unico e solo della sua esistenza. Sullo sfondo di Cartagena, città resa magica dalla prosa di Gabriel Garcia Marquez – autore del romanzo e unico legittimo erede del suo significato profondo – il colera coglie all'improvviso i suoi impotenti "spettatori". Una malattia inesorabile che un sofisticato aristocratico – il dottor Juvenal Urbino – tenterà di debellare con la sua arte curativa. Ed è proprio lui a vincere le resistenze della futura promessa sposa – l'affascinante Fermina – sottraendola all'amore e al desiderio del giovane Florentino, deciso ad attraversare i giorni, i mesi e gli anni che lo separano da un'insperata (ri)conquista della giovane amata.
L'amore ai tempi del colera, romanzo simbolo di una generazione, sbarca sullo schermo in un'operazione che risulta difficile già in partenza. Difficile per l'ovvia diversità del mezzo, di un cinema che non può che arrendersi sin dal principio di fronte alla forza di un testo complesso e meraviglioso come quello di Marquez. Detto questo, si fa quel che si può.
Mike Newell è autore sagace e versatile, uno che spazia dalla commedia (Quattro matrimoni e un funerale) al gangster movie (Donnie Brasco) e che ce la mette tutta per non rendere ridicole le parole e le ossessioni dei suoi personaggi, grazie anche a un insuperabile Bardem che regge praticamente da solo la complessa struttura della pellicola.
In ombra la Mezzogiorno, forse stressata da troppe ore di trucco per poi poter passare il resto del tempo a recitare. I tempi del colera fanno dunque i conti con quelli del cinema, uscendone sconfitti solo in parte, lasciando un alone di profondissimo rispetto nei confronti di un testo sacro come quello da cui trae ispirazione, ma lasciando trionfare senza resistenza (purtroppo) il lato commerciale su quello letterario.

10.08.2008

Mamma Mia!


Grecia, 1999. La giovane Sophie ha un sogno: conoscere suo padre e farsi condurre all'altare nell'incantevole isola di Kalokairi. Alla vigilia delle sue nozze con Sky ha scoperto il diario segreto e i segreti del cuore della madre, una figlia dei fiori che praticava il sesso e l'amore ieri, una donna indipendente e piena di vita che gestisce un piccolo hotel sul mare di Afrodite oggi. All'insaputa di Donna, Sophie invita a nozze i suoi potenziali padri: un uomo d'affari, un avventuriero e un banchiere impacciato. Scoperta molto presto la loro presenza sull'isola, Donna li invita "amabilmente" a rimettersi in mare ma niente andrà come previsto. Gli dei in cielo hanno lanciato i dadi e versato amore, tanto amore, nei calici.
A ragione Mamma mia! è ambientato nel Mediterraneo perché l'acqua, nel musical di Phillida Lloyd, è il filtro deformante che veicola gli sguardi dei protagonisti e spuma l'amore fino ai cuori. Non si tratta affatto di un espediente, l'amore impone sempre una nuova nascita, un ritorno nel liquido amniotico che ottunde tutto ciò che è esterno, estraneo, nemico. In quella soglia incantata la Donna di Meryl Streep vorrebbe trattenere il più a lungo possibile la sua Sophie, che al contrario scalpita per salpare e attraversarla. Al di là c'è l'ignoto e il nuovo, c'è un padre e un mondo da scoprire, c'è un'attesa sospesa da corrispondere prima che gli dei facciano i capricci. Mamma mia! è la storia di un'isola "assediata" dai padri e difesa dalle madri, un impasto di sale e sentimenti che trova sullo schermo una dimensione spettacolare, sostenuta da un ritmo incalzante e impreziosita dalle "teatrali" canzoni degli Abba. La straordinaria partitura e i testi dell'irriducibile gruppo svedese interpretano i movimenti ariosi delle coreografie in esterni, raggiungendo una resa d'atmosfera sorprendentemente comunicativa mentre "cantano" il lamento d'amore di "The Winner Takes It All" o la carica liberatoria di "Dancing Queen". La perizia della regia, la dimensione dello sforzo produttivo e l'apporto di un'infinità di esperti assicurerebbero soltanto la buona qualità della confezione se a vivificare il tutto e a imprimere al film quel quid di magia, che lo illumina più del sole della Grecia, non ci fossero gli stupori, la recitazione incantata e la "faccia da musical" di un cast appropriato, equilibrato ed efficace.
Al di là dell'arcobaleno "viaggiano" la dancing Queen di Meryl Streep, che percorre in lungo e in largo la scena tuffandosi in un bagno di musica e di eccentricità coreografica, i padri inconsapevoli e incoscienti di Colin Firth, Stellan Skarsgård e Pierce Brosnan, che pur non avendo confidenza alcuna col genere riescono a trasformare i loro impacci in irresistibili connotazioni psicologiche, e la figlia adorabile di Amanda Seyfried, che coglie col suo volto l'ode alla felicità e il sogno irraggiungibile.
È la natura e la brezza del Mare Nostro a inventare invece l'"artificio" scenografico, salvaguardando la dimensione da favola e la dinamica visiva delle schermaglie sentimentali ("SOS"), degli animosi battibecchi, degli shakespeariani equivoci ("Gimme! Gimme! Gimme!") e delle sonore agnizioni ("Voulez - Vous").
Calato in un tempo precisato, che come i protagonisti deve compiere un passaggio (è il 1999), il musical corale della Lloyd privilegia il ritmo esuberante e trascinante piuttosto che l'arabesco elegante, innescando coi numeri musicali uno scatto di autentica e orecchiabile vitalità. Se il musical è favola, di tutte le favole Mamma mia! è forse la più bella.


Soundtrack
1. Honey Honey
2. Money, Money, Money
3. Mamma Mia
4. Dancing Queen
5. Our Last Summer
6. Lay All Your Love On Me
7. Super Trouper
8. Gimme Gimme Gimme (A Man After Midnight)
9. The Name of the Game
10. Voulez Vous
11. S.O.S
12. Does Your Mother Know
13. Slipping Through My Fingers
14. The Winner Takes It All
15. When All Is Said and Done
16. Take a Chance On Me
17. I Have a Dream