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“So, this is my life. And I want you to know that I am both happy and sad and I'm still trying to figure out how that could be.” ― Stephen Chbosky
We must not expect happiness. It is not something we deserve. When life goes well, it is a sudden gift; it cannot last forever.

6.28.2011

L'educazione e la cultura dei samurai

L’ educazione di un giovane samurai era divisa in due parti: il 'piccolo insegnamento' (doveri verso i genitori, doveri verso i maestri, regole di etichetta e di conversazione, musica, ecc.) e il 'grande insegnamento' che iniziava a l5 anni. Il 'grande insegnamento' prendeva il nome da un
importante libro confuciano:il Ta Hsueh, che i giapponesi chiamano Daigaku, testo considerato di rilevante valore per gli insegnamenti all'autodisciplina e alla sincerità . Il giovane doveva assiduamente studiare anche gli altri libri confuciani e inoltre conoscere i Songo, cioè¨ i trattati cinesi sull'arte della guerra. Completavano I'educazione la calligrafia, la letteratura, I'equitazione, il
tiro con I'arco ed altre arti marziali.Le capacità intellettuali erano certo tenute in considerazione, ma il vocabolo chi, usato a significare “intellettualità “, valeva ad esprimere la “saggezza” , sì che veniva assegnato un ruolo solo
subordinato al sapere intellettualistico, all'intelletto inteso cioè¨ razionalisticamente . Fu detto che il tripode su cui poggiava la struttura del bushido fosse articolato su chi,jin,yu che significano, rispettivamente:
saggezza,benevolenza, coraggio. Il centro dell'anima del samurai cadeva principalmente sull'agire. Il sapere poteva sussistere anche senza il supporto del suo agire, ed egli ne usava solo nella misura in cui il primo potesse giovare alla sua professione di uomo d'armi: mentre religione e teologia erano riconosciute dominio proprio dei sacerdoti, 1l samurai attingeva da esse
solo quel tanto che poteva nutrire il proprio coraggio - ritenendo, come un poeta inglese:
"Non essere la fede a salvare I'uomo, ma I'uomo a giustificare la fede".La filosofia e la letteratura costituivano gli elementi principali della sua educazione intellettuale, ma,pur coltivandole, il samurai non le considerava I'autentico obiettivo finale da raggiungere: si volgeva agli studi letterari principalmente come a un passatempo, e considerava gli insegnamenti filosofici un contributo alla formazione del carattere, se pure quelli non venivano utilizzati per la soluzione di qualche problema militare o politico.Un attaccamento eccessivo all'oro e alla vita induceva al disprezzo,nella stessa misura in cui l'uso generoso dell'uno e dell'altra veniva grandemente esaltato. Afferma una massima comunemente diffusa: . Per questo i samurai, sin dalla infanzia, venivano allevati nel disprezzo dell'economia, al punto di considerare di cattivo gusto persino il parlarne; l'ignoranza del valore delle diverse monete era segno di buona educazione.. Un samurai doveva conoscere i numeri per essere in grado di passare in rivista le proprie milizie e di operare la distribuzione di benefici e di feudi, ma il contar denaro era lasciato a mani vili al punto che in molti Stati feudali la finanza pubblica veniva amministrata da gentiluomini di rango inferiore a quello degli autentici samurai, oppure da sacerdoti. Chi se ne fosse posto il problema, pur nella convinzione che il denaro costituisce il fattore di forza della guerra, non mirava certo a elevare al rango di virtù l'alta considerazione di esso, e se il bushido imponeva il risparmio, ciò avveniva non tanto per esercizio di economia, quanto per esercizio di astinenza. Il lusso venendo infatti considerato la minaccia più pericolosa per la creatura umana, era richiesta al samurai la più severa
semplicità di vita.

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