Ho scelto ormai di continuare accendendo soltanto una piccola luce per me
Non sono lei
Laura Pausini
LauraLive
We must not expect happiness. It is not something we deserve. When life goes well, it is a sudden gift; it cannot last forever.
Siete un paese progredito e sviluppato. Ma io mi aggiravo per le strade come se lo facessi dopo un bombardamento chimico: i palazzi erano ripuliti, i giardini curati, i negozi illuminati e pieni di mercanzie. Però, mancava la vita. Nonostante l'opulenza, ho l'impressione che abbiate perso il gusto del vivere. Quando la mia orchestra suonava nei locali, il pubblico rimaneva seduto e non ballava. Era inverno. Mal'Italia era più fredda del freddo.
Hilaria (dal latino "hilaris", gioioso), festività celebrata dai Romani il 25 marzo in onore della dea Cibele, madre degli Dei (Macrobio, Saturnalia, i, 21).
Il giorno della celebrazione era quello successivo all'equinozio di primavera, ovvero il primo giorno dell'anno in cui il periodo di luce è più lungo di quello della notte. Lo scopo della festività era proprio festeggiare il lento ma graduale svanire delle oscurità dell'inverno e l'attesa di una stagione più gioiosa e luminosa.
Nulla si sa dei riti celebrati in questa festività in epoca repubblicana, fatta eccezione per quanto afferma Valerio Massimo (Factorum et Dictorum Memorabilium, 2, 4), secondo il quale si svolgevano dei giochi in onore della madre degli dei.
Qualcosa di più ci è noto per quanto riguarda l'epoca imperiale, in quanto sappiamo da Erodiano che si teneva una lunga e solenne processione nella quale si trasportava una grande statua della dea, di fronte alla quale si esponevano oggetti preziosi ed opere d'arte appartenenti ai più facoltosi della città ed all'Imperatore stesso.
La particolarità di questo giorno di festa era il permesso di dare vita a qualsiasi forma di scherzo o gioco, con la predilezione per il mascheramento. Ad ognuno era permesso assumere l'identità e l'aspetto di ciascuno, persino di appartenenti ad alte cariche pubbliche come i magistrati.
Le celebrazioni degli Hilaria rappresentavano l'ultimo giorno dei festeggiamenti dedicati a Cibele, il Sanguem. Occorre notare che queste festività non si trovano menzionate nei calendari Romani e nemmeno nei Fasti di Ovidio.
The mojito is one of Cuba's most popular rum drinks. It is refreshing and potent.
Variations date back to the time of pirates who sailed in Cuba's waters, but the one we drink today was born in the 1930s in Havana, about the time Ernest Hemingway was living, fishing, and writing there.
The mojito depends on three very distinct Cuban ingredients: rum, lime, and sugar. The sugar is first mixed with warm water to make syrup, then add some freshly crushed mint, ice, and a splash of club soda, and you've got a drink that's distinctly Cuban.
By adding slices of fruit or flavoured rums, it's easy to make variations on the original with a subtle touch of your favourite fruit flavour.
Tra i misteri di Cuba, c'è quello della sensualità spiccata e debordante. Le donne camminano eleganti, quasi a passo di danza. Gli uomini le osservano, come cacciatori appostati in attesa di dar vita all'antico rituale dell'accoppiamento. I preliminari dei maschi sono a basi di piropos (apprezzamenti galanti, fatti di parole poetiche e immaginifiche, senza trascendere quasi mai nella volgarità). Quelli delle donne, sono all'insegna di occhiate incendiarie, sorrisi di lusinga e andatura da vamp.
Basta partecipare a una qualsiasi festa, o andare in una discoteca, per vedere cosa sanno fare i cubani: ritmi africani e salseri presuppongono il movimento infinito del bacino (la mitica cintura cubana). Musica e ballo diventano ulteriori ingredienti del corteggiamento, simulazione di quello che può accadere di lì a poco, altri piropos. Incostanza e volubilità fanno parte del temperamento cubano.
Bisogna fare attenzione ai riti della Santeria, è il consiglio della cultura popolare dell'isola. Filtri d'amore e brujería africana possono legare una persona all'altra in maniera indissolubile, o vendicare una pena d'amore fino al martirio fisico e psicologico di chi ha osato tradire o commettere un imperdonabile sgarbo. Agli uomini, per esempio, è consigliato di non bere caffé e altro tipo di bibite in casa di donne con le quali si è solo al primo approccio (se la storia continua, bisogna comunque fare attenzione a che nulla venga versato di nascosto nelle bevande). I consigli proseguono con l'avvertenza che è meglio non farsi lavare camice e biancheria intima dalle stesse donne, che potrebbero usarli per mettere in opera il cambio de vida, quel rituale che può creare un prima e un dopo nella vita della persona desiderata a attirarla nella spirale della dominazione amorosa. Gli stessi consigli valgono per le donne, anche se è molto difficile -pressoché impossibile- che l'uomo cubano si offra per i lavori casalinghi. In ogni caso, la prudenza non è mai troppa. Nonostante il fuoco della passione.C'è poi da considerare lo slang cubano, quasi un intercalare obbligato, fatto di "mi amor, mi vida, mi cielo, mi pedazito, mis ojos de la profundidad" che viene rivolto a chiunque, perfino al turista inconsapevole e non solo all'oggetto del proprio amore. Nella fase più acuta del periodo especial, quando erano quotidiani gli stacchi della luce fino a 18 ore al giorno (i terribili apagones), si poteva ascoltare un "mi ventilador de tres velcidad". Era il massimo dell'approccio sensuale in una dichiarazione d'amore, tenendo conto che il ventilatore è elettrodomestico indispensabile alle temperature del Tropico. Questo intercalare, unito all'abitudine di chiamare tutti per nome, disorienta e imbarazza chi non conosce lo slang: pone immediatamente su un piano di parità e di sudditanza psicologica qualsiasi tipo di relazione.La mitologia della sensualità cubana viene da lontano, addirittura dagli anni del colonialismo spagnolo che in quest'isola avrebbe prodotto la sua migliore invenzione: mulatte e mulatti. Di qui le Habaneras, le canzoni che cantavano gli spagnoli quando abbandonavano l'isola per tornare in patria, e la successiva diffusione di generi musiclai molto romantici, quali Danzón, Bolero e Feeling. Dopo la guerra di indipendenza durata trent'anni (1868-1898) e nella quale la Spagna impiegò nell'ultima fase quasi 300 mila uomini in armi, furono migliaia i soldati iberici che decisero di rimanere a vivere nell'isola incuranti della sconfitta subita. Erano attratti, tramanda la tradizione apocrifa, soprattutto dalle cubane e non solo dal caldo sole dei Caraibi. Quello che fu ancora più straordinario, è che nonostante i tre decenni di guerra riuscirono ad integrarsi perfettamente nella nuova società di Cuba.L'ospitalità e l'allegria dei cubani vinsero sui rancori della lunga guerra.
Quindi, il romanticismo, con qualche sdolcinatura di troppo che può piacere a tanti, abita a Cuba da tempo immemorabile ed è uno degli ingredienti che attira decine di migliaia di visitatori europei anche nel 2000. L'incrocio di razze e culture, oltre alla naturalità delle relazioni tra uomini e donne, contribuiscono a rendere la gente di quest'isola, oltre che dotata di innata socialità, predisposta alle conquiste sessuali.
Ma l'avvertenza per le donne è di stare in guardia rispetto alla cultura del machismo, che è molto radicata tra i cubani che hanno il culto della proprio virilità. Malgrado la rivoluzione del 1959 abbia istituzionalizzato la parità tra i sessi (rendendo di conseguenza marginale la lotta femminista per la conquista dei diritti sociali), nella famiglia cubana è l'uomo a tenere le redini, come del resto avviene nella realtà sociale. Il diffuso maschilismo trova origine nell'eredità dell'organizzazione familiare di stampo coloniale, dove l'uomo era il padrone assoluto della vita collettiva.Le donne cubane, per abitudine e tradizione, trovano naturale contrapporre alla femminilità allo stato puro. Molte di loro si considerano prede ideali, ovviamente prede con abilità e capacità di decidere da chi farsi conquistare. Per questo, sono anche buone psicologhe con innata e sapiente attitudine a saper agire sui punti deboli dell'emotività dei propri partner occasionali o duraturi. Ecco spiegato il detto popolare che dice: "Las cubanas te envuelven, te ambujan, y te funden como un tornillo" ("Le donne cubane ti avvolgono, ti invogliono e ti fondono come una vite"). La femminilità allo stato puro, nella bizzarra miscela fatta di tradizione ed emancipazione, può far perdere la testa a chi in Europa da decenni si arrovella sulla crisi del desiderio e dei ruoli maschile/femminile. A Cuba, gli uomini sono uomini e le donne sono donne senza crisi di identità.Il machismo come tratto della cultura nazionale spiega anche il rigetto per l'omosessualità, considerata dai più o malattia o comportamento sociale deviante (la stessa rivoluzione , nei primi anni Sessanta, ha finito per scagliarsi contro i maricones per poi, fortunatamente, abbandonare ogni forma di discriminazione). Eppure, l'assoluta libertà sessuale che si muove sui labili confini delle bisessualità - molto diffusa tra uomini e donne (altro tratto cubano cui fare attenzione, se si hanno inclinazioni sessual tradizionali) - dovrebbe rendere tolleranti i cubani. Ma è l'atavico machismo a vincere sulla tolleranza.
La bandiera nazionale cubana che aveva sventolato tra l'esercito mambí era stata designata da Miguel Tuerba Tolón. Le tre bande blu rappresentano le antiche province dell'isola; le sue bande bianche la pace; il triangolo rosso il sangue sparso per l'indipendenza e i tre lati, ispirati alla rivoluzione francese, rappresentano la libertà, l'uguaglianza e la fratellanza. La stella bianca al centro simboleggia la libertà conquistata dopo trent'anni di lotte.